Propagazione e diffusione di proteine in Alzheimer, Parkinson e SLA
ROBERTO COLONNA
NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 27 ottobre 2018.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia).
Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società,
la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
Un’acquisizione recente, la cui portata nel
modificare il modo in cui attualmente si concepiscono patogenesi e terapia
delle malattie neurodegenerative è difficile da stimare, è data da un processo
che accomuna la sclerosi laterale
amiotrofica (SLA), la malattia di
Azheimer e la malattia di Parkinson,
consistente nel progressivo accumulo di insiemi proteinacei anomali nel sistema
nervoso centrale. Studi condotti su sistemi sperimentali indicano che tale
anomalia polipeptidica origina da aggregazioni, sviluppate con la modalità dei
prioni, di specifiche proteine mal configurate che proliferano e si ammassano
andando a formare le lesioni intracellulari ed extracellulari tipiche di
ciascuna patologia.
Questo fenomeno è oggetto di intensi studi che
cercano di definire ogni aspetto del ruolo della componente prionica (prion-like mechanism) al fine di trovare
nuove possibilità terapeutiche per le malattie neurodegenerative. Mathias Jucker & Lary
C. Walker hanno passato in rassegna tutti i principali lavori sperimentali
condotti di recente sulla propagazione prionica delle lesioni
neurodegenerative, fornendo un’efficace sintesi concettuale di quanto emerso
dalla ricerca.
(Mathias Jucker & Lary C. Walker.
Propagation and spread of pathogenic
protein assemblies in neurodegenerative diseases. Nature Neuroscience 21, 1341-1349,
2018).
La
provenienza degli autori è la seguente: Department of Cellular Neurology, Hertie
Institute for Clinical Brain Research, University of Tübingen, Tübingen (Germania);
German Center for Neurodegenerative Diseases (DZNE), Tübingen (Germania);
Department of Neurology and Yerkes National Primate Research Center, Emory
University, Atlanta, GA (USA).
Ricordiamo che un anno fa si è riportato uno
studio che ha sottoposto a verifica l’importanza del meccanismo prionico nella malattia di Parkinson:
“La malattia di
Parkinson non si spiega solo come patologia da prioni. La nozione che attribuisce la
patogenesi della malattia di Parkinson alla diffusione in una maniera
simil-prionica dell’α-sinucleina alterata, ha
ricevuto grande attenzione. Sebbene sia di attraente semplicità, questa ipotesi
è difficile da conciliare con l’analisi necroscopica dei cervelli parkinsoniani
e con gli studi volti alla realizzazione di mappe del connettoma. Un’ipotesi
alternativa vuole che la patologia parkinsoniana sia governata da fattori
regionali o autonomi dalla cellula. Sebbene questi fattori forniscano una
spiegazione del pattern di perdita
neuronica nel Parkinson, non spiegano l’apparente distribuzione a stadi della
patologia a corpi di Lewy
in molti cervelli parkinsoniani, ovvero la ragione che ha indotto Braak e colleghi a formulare l’ipotesi della diffusione.
Ciascuna ipotesi da sola presenta, perciò, evidenti limiti; al contrario, la
sintesi delle due può spiegare molto di ciò che attualmente si conosce
dell’eziopatogenesi della malattia di Parkinson. [Cfr. Surmeier D.
J., et al., Journal of Neuroscience 37 (41): 9799-9807, 2017].”[1]
La sede biologica (host) in cui i semi proteopatici
si sviluppano fornisce l’ambiente biochimico e fisiologico che può tanto supportare quanto limitare il loro emergere, il proliferare, l’auto-assemblarsi e il
diffondersi.
Molti meccanismi influenzano la diffusione spazio-temporale di questi
“semi” e la natura delle lesioni che ne derivano, una delle quali consiste
nella captazione cellulare, nel rilascio e nel trasporto di queste proteine lungo le vie di connessione assonica e
le reti di neuroni che costituiscono la struttura funzionale del sistema
nervoso centrale.
Le caratteristiche delle cellule e delle regioni
nella rete affetta governano la loro vulnerabilità e, in tal modo, influenzano
gli attributi neuropatologici e clinici delle malattie
neurodegenerative.
La propagazione delle proteine patogene
all’interno del sistema nervoso è così determinata dalla specifica interazione
fra agente proteopatico e stato
funzionale della struttura biologica ospitante (host milieu).
L’autore della nota ringrazia
la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni
di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito
(utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).
Roberto Colonna
BM&L-27 ottobre 2018
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[1] Note e Notizie 28-10-18 Notule (La
malattia di Parkinson non si spiega solo come patologia da prioni.)